Spesso, termini come BIODEGRADABILITÀ e COMPOSTABILITÀ sono utilizzati in maniera impropria, senza comprenderne appieno il significato. Analizziamo dunque tali concetti, facendo riferimento anche alle normative europee che forniscono gli estremi per una comprensione univoca di questi termini.
Il tema della sostenibilità del packaging trae origine dalla direttiva europee 94/62/CE, che ha indicato le linee guida da seguire per una gestione ecosostenibile. La normativa prevede misure atte a prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio, a cui si affiancano come ulteriori principi fondamentali, il riutilizzo degli imballaggi, il riciclaggio e il compostaggio dei materiali da imballi.
In Italia, il tasso di riciclo ha raggiunto l’81% ovvero vengono riciclati 4 imballaggi su 5; gli obiettivi europei al riguardo, prevedono il raggiungimento del tasso dell’85% entro il 2035.
Concetti molto importanti, in ambito di “Green Economy” sono la biodegradabilità e la compostabilità, termini molto utilizzati negli ultimi anni anche come strumento di marketing per le aziende, vista la crescente sensibilizzazione dei consumatori riguardo le tematiche di impatto ambientale.
In ambito europeo, la normativa di riferimento è la UNI EN 13432:2002 “requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione”.
Per BIODEGRADABILITÀ si intende la degradazione pari ad almeno il 90% delle componenti di base del prodotto in esame entro sei mesi in presenza di un ambiente ricco di anidride carbonica. Tale valore per essere ufficialmente riconosciuto, viene definito e verificato in base al metodo ISO 14855:2008.
La carta ed il cartone sono prodotti biodegradabili, così come dichiarato dalle cartiere, ma non sono prodotti compostabili.
Per COMPOSTABILITÀ invece si intende un prodotto con le seguenti caratteristiche:
degradabilità pari ad almeno il 90% entro sei mesi in presenza di un ambiente ricco di anidride carbonica. Il valore deve essere verificato in base al metodo ISO 14855.
se messa in contatto con materiali organici per tre mesi, la massa del materiale deve essere costituita almeno per il 90% da frammenti di dimensioni inferiori a 2 mm, da verificare secondo lo standard ISO 14045:2012.
il materiale non deve avere effetti negativi sul processo di compostaggio
bassa concentrazione di metalli pesanti additivati al materiale
i valori di pH, il contenuto salino, le concentrazioni di solidi volatili, azoto, fosforo, magnesio e potassio devono rimanere al di sotto dei limiti stabiliti.
La differenziazione è fondamentale al fine di individuare il corretto riutilizzo o gestione del packaging a fine vita e individuare quelli che sono i materiali compatibili tra di loro da poter essere accoppiati.
L’impegno di L-ife è focalizzato soprattutto nella ricerca di soluzioni compostabili per le aziende sensibili.
Crediamo fermamente nella possibilità di generare packaging completamente compostabili che non possano mai essere chiamati rifiuti in nessuna fase del loro ciclo vitale.
Uno dei percorsi di ricerca che stiamo affrontando prevede la corretta interazione tra cartone da imballaggio e Micelio.
Il cartone è un materiale estremamente versatile e sostenibile biodegradabile ma non compostabile.
Il micelio, grazie alle sue proprietà digestive, è uno dei player fondamentali per la degradazione di fibre biodegradabili ma non compostabili.
Perciò, stiamo analizzando questi aspetti e confrontando le caratteristiche del cartone ondulato con le proprietà del micelio e le loro possibili interazioni in un prossimo futuro di prodotti sostenibili e magari anche compostabili.
La ricerca di L-ife è dunque rivolta alla possibilità di degradare velocemente il cartone. Stiamo ultimando i nostri test di crescita su fibra di scarto degli imballaggi come uso alternativo del cartone a fine vita.
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